Con il termine di “Groin Pain Syndrome” viene più correttamente definita una sindrome dolorosa invalidante della regione addominale inferiore e dell’area inguino-crurale conosciuta particolarmente nel mondo calcistico come “Sport Ernia”. A queste definizioni corrispondono le lesioni che coinvolgono i quadranti inferiori dell’addome della sinfisi pubica, dei muscoli adduttori, del canale inguinale e dell’innervazione locale.
Una sola definizione non è sufficiente a caratterizzare una patologia che si manifesta con sintomi simili ma che interessa strutture diverse singolarmente o in associazione. Le attività sportive in cui si presenta la percentuale maggiore di insorgenza della pubalgia sono il calcio seguito dall’hockey, dal rugby fino alla corsa di fondo.
La competizione in età infantile ha portato a un incremento precoce delle manifestazioni che caratterizzano questa patologia anche in atleti non professionisti avvalorando l’ipotesi che una scorretta preparazione atletica possa favorire l’insorgenza delle lesioni.
I repentini cambi di direzione i contrasti in scivolata, dribbling ecc sollecitano la sinfisi pubica attraverso i muscoli retti dell’addome, i muscoli obliqui e i muscoli adduttori. L’alterato equilibrio della distribuzione delle forze può generare delle aree di minore resistenza causando la lesione delle strutture interessate.
SINTOMI DELLA SPORT ERNIA
Clinicamente la Sport Ernia si manifesta dopo una intensa attività sportiva ma anche dopo un allenamento con diffuso e profondo dolore inguinale che si irradia superiormente interessando i muscoli obliqui e quelli inferiori, fino allo scroto e alla radice di coscia.
Inizialmente il dolore compare in associazione all’attività sportiva (in particolare quando ci si toglie gli scarpini o pattini nell’hockey, e si accentua con la torso-rotazione controlaterale), ma col passare del tempo si manifesta anche nella vita quotidiana (quando ad esempio ci si alzar dal letto o si esce dalla macchina).
LE LESIONI
Le lesioni che si osservano con maggior frequenza sono:
- Lesioni della parete addominale con interessamento delle strutture del canale inguinale.
- Tendinopatia inserzionale e della giunzione dei muscoli adduttori, in particolare dell’adduttore lungo.
- Tendinopatia inserzionale dei muscoli retti dell’addome.
- Osteoartropatia dell’articolazione sinfisaria.
- Sofferenza dell’innervazione locale (nervo ileo inguinale, nervo genito-femorale, nervo ileo ipogastrico).
INDICAZIONE CHIRURGICA
Dopo un periodo opportuno di terapia fisica, non superiore ai 3 mesi dall’esordio dei sintomi, può essere data indicazione chirurgica al trattamento individuando le lesioni evidenti da un punto di vista clinico e strumentale.
DIAGNOSTICA
L’esame clinico rileva nel 80% dei pazienti un anello ingiunale esterno dilatato senza segni di ernia vera provocando, all’esplorazione, un dolore intenso che permane dopo l’esame anche fino al giorno successivo.
All’esame intraoperatorio si osserva frequentemente un intrappolamento delle terminazioni e del tronco principale del nervo ileo inguinale e del nervo genito-femorale.
L’esame ecografico-dinamico può permettere l’individuazione delle lesioni per la possibilità di condurlo invitando il paziente a eseguire i movimenti dolorosi. L’esame ecografico a riposo può non essere significativo.
La risonanza magnetica permette di evidenziare le lesioni degli altri compartimenti interessati.
TECNICHE CHIRURGICHE
In base all’accuratezza diagnostica e alle lesioni direttamente osservabili si potrà scegliere tra le seguenti tecniche riparative:
- Plastica inguinale con impianto di rete con ricostruzione del tendine congiunto con eventuale neurolisi periferica.
Si esegue in anestesia locale con sedazione e richiede una ospedalizzazione di 12-24 ore, permette una rapida ripresa dell’allenamento completo (3-4 settimane).
- Ernioplastica per via laparoscopica
I vantaggi sono simili ma con l’incidenza di danni iatrogeni e la necessità di eseguire l’anestesia generale pongono una personale indicazione di questa tecnica nei casi associati a lesioni dei muscoli retti.
TRATTAMENTO RIABILITATIVO
Il trattamento riabilitativo successivo, della durata media di circa 1 un mese, dipende dalla presenza di patologie associate.